sabato 24 marzo 2012

Destructuring of a Requiem


L’arma con cui è stato ucciso un mio amico è…ben fatta. L’ho rubata a Ryan Gibbs dopo averlo ucciso. Gli ho sparato tre colpi nella schiena, poi quando non si muoveva più gli ho sputato in faccia. E gli ho rubato l’arma con cui ha ucciso Buck.

L’ha ucciso. La forma della canna garantisce che il colpo viaggi a 1200 m/s, è un’arma…ben costruita. Ha un caricatore da 16 colpi. E lui lo ha usato su un vecchio, gli ha…gli ha sfondato il cranio. E io guardavo mentre lo faceva.
Buck Blackbourne era una brava persona. Non so che cosa dire a Roona Mei, a Eivor, a Eir. A Jack. Non so che cosa fare.  Il calcio della pistola è disegnato per essere…comodo. Gibbs era…comodo, mentre massacrava Buck. Ma non era comodo mentre gli sparavo.
Ha provato a questionare. A dire che gli stavo sparando alle spalle, senza combattere. Dopo aver sparato ad un vecchio in piena fronte, ha detto questo. A me.

Ha sbagliato persona, se pensava di parlare con un soldato, con qualcuno per cui l’onore della battaglia ha ancora un senso. Ha sbagliato persona. I primi due colpi sono stati di rabbia, il terzo…era odio.
C’è una lama retraibile all’interno dell’arma e un selettore per passare fra un rateo di fuoco automatico ed uno semiautomatico. E un tubo lanciagranate. È l’arma definitiva della marina Alleata. L’arma con cui li ucciderò tutti. Dovessi prendere un proiettile da questo caricatore e ficcarlo nella testa di ciascuno di loro a mani nude…

Sono salito sulla nave, dopo…quello che è successo. E ho vomitato. Ho già visto morti ammazzati, anche miei amici. Non è l’orrore che ha questo effetto. Credo sia l’odio.
È veleno, intossica il sangue, corrode gli organi. Lo sento, lo…sento. Non respiro bene, non riesco a bere, ho bisogno di aria, ma questo è un fottuto pezzo di ferro nel nulla, non c’è aria vera! Non si può morire qui, non si deve morire qui. Non è nell’ordina naturale delle cose, così come l’odio che mi avvelena.
Mi chiedo se Buck avrebbe voluto che pregassimo per lui. Mi ricordo il funerale di Easy Pete, lui è andato a rendergli omaggio, ma io non sono…capace. Roona Mei, lei forse…lei forse saprà organizzare questa cosa.

Scrivo agli altri cosa è successo. Gli scrivo che Buck è morto e che io ho ucciso Gibbs. Poi chiudo tutto, la porta, la luce, resto al buio. Sapevamo che sarebbe potuto succedere, sapevo che qualcuno ci avrebbe ucciso. Ma ero io che dovevo morire, ero…io. È me che la gente odia, non Buck, lui è benvoluto da tutti, ha…aveva…una faccia rispettabile, non…sono io la canaglia di Safeport.
Nel silenzio, al buio, la mia mano sfiora qualcosa. È il telecomando di una bomba, l’abbiamo costruita non più di una settimana fa. So che cosa devo farci. Resto in silenzio, sfiorando il pulsante, senza premerlo, ma pensando, pensando a Buck e a Gibbs, steso a terra.

In silenzio, mi ritrovo a pensare a Buck appostato alle porte dell’inferno con un fucile, ben piazzato a terra. 
Preparati vecchio: sto per spedirti un bel po’ di giacche blu.

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