domenica 18 dicembre 2011

Waste Paper

Caro Cole, 

ne è passato di tempo dalla mia ultima lettera, credo di cominciare a sentirmi scoraggiato dal fatto che non mi rispondi. Non ho tue notizie da quasi un anno, ma non voglio arrendermi. Tua madre non avrebbe voluto che lo facessi.

Sai che sei il benvenuto da me, un ingegnere con le tue capacità ci farebbe veramente comodo e…accidenti, Cole, sei l’ultimo degli Scott! Ho amato tua madre sinceramente, anche quando ha sposato tuo padre…io non posso permettere che tu viva allo sbando! Non ho idea di che cosa stai facendo, ma ho rintracciato questa tua casella postale e continuerò a scriverti finché potrò.

Dovresti davvero mettere da parte questo rancore nei miei confronti. Mi dispiace molto di come sono andate le cose fra di noi. So che non hai mai approvato la mia decisione di non partire per la Guerra né quello…quello che c’è stato fra me e tua madre. Mi dispiace che tu lo sia venuto a sapere in quel modo. Ti assicuro che indipendentemente da tutto, ha amato te e i tuoi fratelli sopra ogni cosa, me lo diceva sempre.


Ricordo il giorno che entrasti in cucina con le mani sporche di grasso e ci trovasti lì. Pensai di morire, temetti che stessi per chiamare tuo padre. Lei invece fu molto più calma, riuscì anche ad essere dolce con te. Non credo che tu ce l’abbia mai avuta con lei e per questo…hai sempre dovuto incolpare me di tutto. Ora lo so che è difficile, ma potresti aver bisogno di qualcuno con cui parlare. O di un lavoro, o magari di entrambe le cose. In quel caso, cercami, hai tutti i miei contatti.

Un giorno mi risponderai, spero.

Victor McGallagan

mercoledì 16 novembre 2011

The Womb - Part 1

Sono abbastanza sicuro che sia un respiro. Lo so che sembra un motore che perde colpi, ma deve essere un respiro. Fa più paura se è un respiro.

Pensavo che la nausea sarebbe sparita presto, ma mi sbagliavo. L'alito di questa cosa odora di metallo e di ruggine e mi rivolta le budella ogni volta che cerco di prendere una boccata d'aria. Non so quanti respiri mi rimangono, non riesco a vedere se c'è una presa d'aria. Non riesco a muovermi.

Sento che il viso è bagnato, ma non di acqua, è qualcosa di caldo. Come quando si perde il sangue dal naso e...oh. Sangue, certo. Ma non dal naso, la mia faccia perde sangue. Non solo l'odore, ma anche il sapore del ferro adesso, la nausea riesce quasi a farmi dimenticare la fame. Voglio uscire di qui. Ti prego...voglio uscire di qui.

Non c'è pace neanche sotto terra, in questa guerra. Anche qui, la battaglia stride alle porte come un grido disperato. Oh, no...oh, no...

No, non loro. Loro erano...la contraerea...erano sopra di me e ora...oh, no, no, no...

martedì 8 novembre 2011

Dark Green

Ho detto che avrei dormito.


Dormire per volontà e non per necessità, non mi ricordavo bene come fosse. La barba raspa leggermente la superficie del cuscino, ma non me ne accorgo.

Tutto il mondo è chiuso fuori da questa stanza, le cose da fare, i problemi, i pensieri. Le cose che dovrei dire, quelle che ho paura di fare. Ora voglio solo dormire in pace, come non dormivo da anni.

Socchiudo gli occhi e resto immerso in quello che fino a ieri era solo buio e adesso è una piacevole tonalità di verde scuro che mi strappa un sorriso, subito prima di addormentarmi.

lunedì 31 ottobre 2011

Dust in my Gears

Dovrei proprio pensare a qualcosa per quello che riguarda il calore. Insomma, potrei inserire delle termocoppie in tutto il sistema, così da recuperare energia, no? Il calore è importante.

Calore. Lenzuola. Stanza. 

Concentrati. Hai pensato ad un bioreattore che chiuda il ciclo biologico, un ecosistema in barattolo, molto scaltro, resta scaltro, resta furbo.

Non riesco a trovarli. 

Non ora, non...adesso. Devo calcolare l'estensione ipotetica e determinare la quantità di energia necessaria a generare una pressione che si stabilizzi internamente sui 760 torr. 

Se vuoi evitare la scorta...

Focalizza. Le entrate, le uscite, la struttura deve essere pressurizzata e molto resistente. Schermata, devo pensare agli schemi di un pozzo di Sanderson e ampliarla. La nave è l'asteroide, il pozzo è la base, pensaci. 

...la seconda volta che non...

Accidenti!

lunedì 24 ottobre 2011

Fight or Flight

Per qualche motivo, sono il secondo in comando della Almost Home. Per qualche motivo vuol dire che non lo capirò mai questo motivo, probabilmente.

Quando ero in Guerra, ero un'anomalia. Non ero un soldato, ma neanche mi sforzavo per sembrarlo. Indisciplinato, sarebbe stata una bella descrizione se non fosse che ero efficiente. I soldati ritengono che ci siano solo due modi per fare le cose: alla loro maniera o nel modo sbagliato. Io ero il modo sbagliato che in qualche modo portava ai risultati giusti. Molto snervante.
Sono andato in Guerra perché volevo l'indipendenza del mio pianeta da un potere che una mattina si è svegliato e ha deciso di far suo tutto quello che riusciva a raggiungere con una carriola spaziale. La disciplina militare, le regole, non fanno per me e non è scritto da nessuna parte che debba essere diversamente.

Questo però vuol dire che, all'atto pratico, mentre Jack è una combattente con le...beh, lo è, anche se non le ha...io sono solo un meccanico. Non rispondo a regole ferree, non so neanche quali siano, io mi baso su un principio molto semplice. Fight or Flight. Comabatti o fuggi. Fuggi per tornare a combattere un'altra volta. In questa situazione, in questa...pazzesca situazione in cui ci stiamo cacciando...dobbiamo essere più furbi di loro. Almeno è la mia visione, ma so che non è una visione militare, non è quello che farebbe lei e quindi...come posso essere io la seconda anima di questa nave?

Forse il punto è proprio questo. Due anime, due facce di una medaglia. Fight or Flight.
Stesso scopo, due approcci.
O forse no, forse sto solo delirando.

Forse è quella roba che mi hanno buttato in vena, non ho la più pallida idea di cosa fosse e mi fa paura. E mi piace allo stesso tempo. Non ho mai corso così velocemente, non mi sono mai arrampicato con tanta facilità e non sono mai stato un tipo sedentario.
Mi hanno cambiato, mi hanno...cambiato dentro, io non ci capisco di...di queste cose, ma devono...avermi cambiato gli ingranaggi dentro, ecco. Ed è una cosa spaventosa, giusto? Lo è, quindi perché...perché è così...facile, così istintivo? Liberatorio quasi. Mi repelle e mi attrae allo stesso tempo e so che...che non se ne andrà mai via.

Nessuno dovrà mai saperlo. Nessuno. Ero agile già prima, con un po' di fortuna nessuno lo noterà. Con un po' di...nessuno deve saperlo. Nessuno capirebbe. Non lo capisco neanche io, che sono il...il mostro in questione.
John avrebbe paura a dormire nella stessa nave con un mostro genetico? A mangiare alla stessa tavola? Certo che ne avrebbe, anche Jack ne avrebbe, se non paura di sicuro ribrezzo. Abbastanza da buttarmi fuori dalla Almost Home e dall'equipaggio.

Devo stare calmo, ragionare sulle cose. Va tutto bene, nessuno lo sa e nessuno lo scoprirà mai.

Solo io...io lo saprò sempre.

giovedì 13 ottobre 2011

I exploded

Ultimamente, sto ripensando spesso ad un termine che noi ingegneri utilizziamo. Disegno esploso.
Penso che mi sia tornato in mente dopo essermi visto volare incontro una molotov, o essermi ritrovato a tu per tu con una grossa carica di dinamite. Stavo per guardare un disegno esploso di me, anche se penso che sarebbe stato particolarmente doloroso. Chissà che componenti marci che devo avere dentro, bacati più che altro.

Un altro momento in cui ho avuto l'impressione di osservare un disegno esploso della mia situazione è stato con la Winter, qualche giorno fa. La Winter e le sue offerte.
L'ingegnere capo dello Skyplex probabilmente non fa niente dalla mattina alla sera, se non controllare su cortex le riparazioni in atto e gli ordini in arrivo e in partenza. Nonostante questo, ha uno stipendio che supera di quattro o cinque volte il mio, forse. Quello e...il resto di cui la Winter ha parlato, sono cose che avrebbero convinto quasi qualunque uomo a pensare più a se stesso. Specialmente un uomo che per due anni ha dormito fra i cartoni, nella Baraccata e che non vede una donna da prima della Guerra. Dopo qualche anno forse avrei letto le notizie su cortex di qualche gruppo indipendentista e neanche mi sarei ricordato di questo periodo, sarei diventato grasso, mi sarei tagliato la barba.

Penso di aver fatto la scelta giusta, di sicuro non la più furba, ma quella giusta. Anche con Jack in galera, anche con...con tutto quello che sta succedendo ora, anche se ogni sera sono più stanco, anche se invece di dormire perdo i sensi, o resto sveglio ad ascoltare i motori che ronzano. Quelli nella mia testa e quelli sotto la pelle, quelli che non smetterò più di sentire, con le scelte che ho fatto. Quelli che non smettono mai di ronzare.

Comunque ora la Almost Home è nostra. Bisogna dirlo, non mi aspettavo di ottenere una cosa del genere, non volevo neanche chiederla. Ora...almeno un po', mi sembra di essere stato utile. Almeno un po'. Questa nave non è il mio premio di consolazione, è tutto quello che serve a Jack per la sua rivoluzione. E' l'inizio, la sua prima nave. Essere entrato anche solo in minima parte nel farglielo ottenere, è il primo premio. Punto e basta.

sabato 8 ottobre 2011

A long shower

È la terza volta che ripasso il getto d'acqua sulla pelle, nel tentativo di lavare via quello schifo di radiazioni. Come se fossero germi. L'idea che qualcosa abbia attraversato da parte a parte la pelle e che abbia...cambiato, contaminato il corpo...mi tormenta. Avrei sparato a Sharpe e a Murdock se non avessero invertito la rotta, eppure quella carcassa dell'Arcadia che attende lì, a portata di mano, innervosisce anche me. Deve essere così che li ha fregati, la nebula. Ha cominciato ad emettere e...li ha fritti. Tutto questo casino per recuperare il cadavere del figlio di Glenda Stevenson. La stiamo truffando, questa è la verità, stiamo...no, sto sfruttando il suo dolore per rimediare dei soldi che CREDEVO facili. 

Forse non sto cercando di lavare via le radiazioni. Non sono così stupido. Forse sto cercando di lavare via questa sensazione. Se sono ridotto a questo punto, farei prima a spararmi. Magari dovrei solo berci su, o chiedere a James o a Jack di prepararmi un joint di Bloom. Eh. Tanto per mandare a puttane qualche altro neurone. Già sono così stupido da pensare di lavare via le radiazioni con una doccia... Che serata assurda. Fra poco comincerò a farmi venire i dubbi esistenziali. Tutti hanno diritto di farseli venire, perché io no?

Uscendo dalla doccia, il vapore riempie tutto l'ambiente, rendendo l'aria più umida e calda del normale. La superficie dello specchio è opaca, ma con la finestra aperta, man mano che il vapore esce, torna normale, aprendo chiazze di riflesso che si allargano come pozze d'olio. Lo specchio riflette l'immagine di un uomo con i capelli rasati a zero e una vistosa cicatrice sull'occhio destro.
Un uomo che ha un fottuto bisogno di dormire e che è stato investito da una quantità imprecisata di radiazioni. 
Sarebbe il momento perfetto per dei dubbi esistenziali. Il momento perfetto. Ce l'avevo questo neo, ieri? Gāisǐ! Sarà meglio farsi un'altra doccia...