sabato 8 ottobre 2011

A long shower

È la terza volta che ripasso il getto d'acqua sulla pelle, nel tentativo di lavare via quello schifo di radiazioni. Come se fossero germi. L'idea che qualcosa abbia attraversato da parte a parte la pelle e che abbia...cambiato, contaminato il corpo...mi tormenta. Avrei sparato a Sharpe e a Murdock se non avessero invertito la rotta, eppure quella carcassa dell'Arcadia che attende lì, a portata di mano, innervosisce anche me. Deve essere così che li ha fregati, la nebula. Ha cominciato ad emettere e...li ha fritti. Tutto questo casino per recuperare il cadavere del figlio di Glenda Stevenson. La stiamo truffando, questa è la verità, stiamo...no, sto sfruttando il suo dolore per rimediare dei soldi che CREDEVO facili. 

Forse non sto cercando di lavare via le radiazioni. Non sono così stupido. Forse sto cercando di lavare via questa sensazione. Se sono ridotto a questo punto, farei prima a spararmi. Magari dovrei solo berci su, o chiedere a James o a Jack di prepararmi un joint di Bloom. Eh. Tanto per mandare a puttane qualche altro neurone. Già sono così stupido da pensare di lavare via le radiazioni con una doccia... Che serata assurda. Fra poco comincerò a farmi venire i dubbi esistenziali. Tutti hanno diritto di farseli venire, perché io no?

Uscendo dalla doccia, il vapore riempie tutto l'ambiente, rendendo l'aria più umida e calda del normale. La superficie dello specchio è opaca, ma con la finestra aperta, man mano che il vapore esce, torna normale, aprendo chiazze di riflesso che si allargano come pozze d'olio. Lo specchio riflette l'immagine di un uomo con i capelli rasati a zero e una vistosa cicatrice sull'occhio destro.
Un uomo che ha un fottuto bisogno di dormire e che è stato investito da una quantità imprecisata di radiazioni. 
Sarebbe il momento perfetto per dei dubbi esistenziali. Il momento perfetto. Ce l'avevo questo neo, ieri? Gāisǐ! Sarà meglio farsi un'altra doccia...

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