domenica 18 marzo 2012

Brown Partisan

Ho scoperto che sono bravo a parlare con la gente. 

Passo molto del mio tempo in silenzio o a trattare male la gente, così non faranno domande e la conversazione sarà breve. Di solito.
Ieri sera però sono entrato al saloon, ho chiesto scusa se turbavo il meritato riposo di quei quattro rancheri che il sabato sera vanno a rilassarsi lì e ho cominciato a parlare. A parlare della Guerra, di attivismo, di proteste contro l'Alleanza. È andata meglio di come pensassi. 

Ci sono state contestazioni, ma niente che abbia scalfitto il messaggio che volevo mandare. Non è questione di dialettica, forse i miei concetti sono veramente quelli giusti, forse la gente non riesce a contraddirmi perché parlo di cose sensate. Un altro capitano sarebbe sicuro di questo, io spero solo di aver fatto breccia nella testa di uno o due dei presenti. Mi sono esposto in prima persona, ho parlato con loro, il Crazy Horse Saloon ascoltava, non ho dovuto menare le mani, nessuno è intervenuto.

Non sarà sempre così semplice, ma ieri sera…ieri sera lo è stato ed è stato bello. Mi sarebbe piaciuto che Jack mi avesse visto, sarebbe stata fiera di me, per una volta. Non ho neanche bevuto la mia birra, l’ho pagata però.
Non diventerò un fottuto oratore, non cambierò modo di rivolgermi al mio equipaggio o a chi rompe le palle ogni volta che mi incontra, non sarò più tenero, ma…ma quando parli con la gente capisci meglio te stesso. E io ho capito che cosa sono, ieri sera.

Non sono un soldato, l’ho ripetuto fino alla noia. Per essere un soldato devi riconoscere il valore della gerarchia e dell’ordine e io non lo faccio. Neanche James, che potrebbe esserlo, lo fa e rimane solo un tagliagole e io non sono neanche questo. Così come non sono un fottuto eroe, nessuno scriverà di me sul giornale, non mi appiccheranno mai una medaglia sul petto e non si ricorderanno il mio nome né con paura né con orgoglio.

Non ho orgoglio, né avidità, né valori da sbandierare. Fino ad ora sapevo solo questo, quello che non ho…ma ora so anche quello che sono.

Sono un partigiano con una giacca marrone, che si nasconde fra gli alberi e aspetta il suo nemico, lo affronta prima nella sua testa e si prepara a combattere anche se non è nato per quello. Il partigiano non è nato vincente, lo diventa a forza di prendere botte. Non è un uomo senza paura, è uno che la paura la conosce dannatamente bene e nonostante questo, si impone di non tremare al punto di non poter sparare dritto. Fa quello che è necessario per la causa, mangia male, dorme peggio, se la da anche a gambe se serve a combattere un’altra volta. Parla con la gente, trova altri che combattano con lui, va avanti così.

E…in silenzio…aspetta che lo vengano a prendere, perché lo sa, lo sa che è quella la fine, prima o poi vengono a prenderti. E a quel punto…se ne porta dietro quanti più è in suo potere, così che oratori, soldati, eroi e tagliagole continuino il loro balletto e si dimentichino che lui…c’era.

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